domenica 30 gennaio 2011

Volapük: la lingua voluta da Dio


Il simbolo del Volapük

Fra le utopie elaborate dall'uomo una mi pare particolarmente interessante, non tanto per la sua apparente bizzarria quanto per il suo elevato grado di astrazione rispetto all'intricata realtà: l'elaborazione di una lingua artificiale che diventi veicolo unico di comunicazione per l'intera umanità. Unam, uni genere humano, linguam. Ovviamente quest'utopia è positiva quando si pensa a una lingua veicolare comprensibile a tutti e non a un'unica lingua imposta all'intera umanità da logiche che prevedano un appiattimento culturale: scenario degno della più spietata delle distopie, ma che a me ricorda anche casi verificatesi nella storia, ultimo l'inglese impoverito imposto all'Occidente contemporaneo.
Una lingua reale, viva o morta che sia, è senza dubbio portavoce di una certa visione del mondo, talvolta di una cultura, spesso di “valori” non da tutti accetti o accettabili: l'ideale (sempre ragionando nei termini di quest'utopia umanista) è quindi l'elaborazione di una lingua artificiale perfettamente funzionante e fruibile da chiunque. Per quanto quest'idea sembri in apparenza una follia inutile, qualcosa di poco superiore a un gioco intellettuale, niente che valga la pena di sostenere o addirittura di conoscere, in molti ci si sono dedicati e continuano a dedicarcisi. Le lingue artificiali hanno ormai una loro storia parecchio complessa, piena di eventi e ramificazioni, scismi e riforme, testimonianza dell'eccezionale capacità umana di intricare qualsiasi trama, anche quella per ora più distaccata da una possibile attuazione pratica.
Un periodo particolarmente fecondo per le lingue artificiali, ma per la linguistica e le discipline umanistiche in generale sono gli ultimi due decenni dell'Ottocento. Ed è proprio tra il 1879 e 1880 che nasce una lingua artificiale come il Volapük, dal successo immediato e diffuso, per quanto effimero. A idearlo è il presbitero cattolico Johann Martin Schleyer, parroco a Litzelstetten, presso Costanza (Baden) e editore di una rivista di poesia religiosa. La prima divulgazione della nuova lingua avviene con un articolo su questa rivista, seguito immediatamente da una grammatica. Si formarono immediatamente un'Accademia e circoli di sostenitori, con congressi a partire dal 1884, al punto che i lavori del terzo congresso, nel 1889, si svolsero già in Volapük. Schleyer poté dedicarsi completamente alla lingua a partire dal 1885, quando abbandonò gli obblighi sacerdotali, e rimase l'ispiratore fondamentale della lingua artificiale fino alla morte, imponendo una linea che fu anche fonte di screzi interni alla comunità.
L'assetto generale della lingua venne in parte modificato e semplificato negli anni '20, quando il Volapük era già in aperto declino: le tensioni all'interno della comunità dei suoi cultori avevano trovato una decisa valvola di sfogo nell'esperanto, lingua diffusa a partire dal 1887 e destinata a un'incredibile fortuna nel circoscritto mondo delle lingue artificiali.
Il Volapük presentava forse una struttura troppo artificiosa seppur estremamente versatile. Sicuramente non l'aiutava la declinazione, l'essere a metà tra una lingua agglutinante e una flessiva (anche se ciò la rende sicuramente interessante). Anche il lessico, basato su inglese, tedesco e francese, pare troppo artificioso: le parole vengono deformate fino a essere irriconoscibili in un modo che può talvolta apparire infantile (vola di Volapük è il genitivo di vol, derivato dall'inglese world). Per le sue caratteristiche (aiuta ovviamente il fatto di essere una lingua artificiale, che non ha subito l'intervento attivo dei parlanti) il Volapük appare molto regolare nelle sue forme e non dovette essere difficile programmare il bot che generò la maggior parte delle pagine dell'edizione in Volapük di Wikipedia, facendola balzare al quindicesimo posto (ora è al trentesimo) per numero di articoli. Questo articolo nasce peraltro da mie ricerche personali, nate dalla curiosità di veder spesso comparire tra i link di Wikipedia delle voci più disparate questa lingua che prima non avevo mai sentito nominare.
I suoi parlanti attualmente sono stimati tra le venti e le trenta persone, prevalentemente esperantisti interessati alle lingue artificiali, decisamente pochi per una lingua che aveva l'ambizione di essere impiegata dall'intera umanità. A rendere paradossale quasi ai limiti del ridicolo la storia di questa lingua sfortunata è il motivo addotto da Schleyer alla sua divulgazione: il sacerdote si era interessato in precedenza al tema della comunicazione, volendo aiutare un contadino che aveva problemi a rintracciare attraverso le poste il figlio emigrato negli Stati Uniti. Nel periodo in cui tentava di elaborare un alfabeto universale che fosse condiviso da tutte le lingue, gli sarebbe apparso in sogno Dio, che gli avrebbe affidato il compito di creare la lingua universale.

Schleyer, l'ideatore della lingua

Mi rendo conto di quanto questa vicenda sia evidentemente riducibile a facili ironie. Però un fatto può essere interpretato in molti modi: se è ormai evidente che il Volapük difficilmente diverrà la lingua universale (probabilmente Dio si è quindi rivolto alla persona sbagliata: forse doveva apparire in sogno a Zamenhof, preferendo così un ebreo ad un sacerdote cattolico, eventualità che avrebbe ancor di più complicato la faccenda), mi sembra incredibilmente interessante la sua giustificazione divina. Non si tratta certo di un discorso dai risvolti teologici: la giustificazione divina (al di là della sua verosimiglianza) è un stratagemma umano, fattuale, studiato dalla storia. Affermare che qualcosa è voluto da Dio conferisce certamente un valore aggiunto, anche a una lingua artificiale, al di là delle idee di ciascuno sulla trascendenza. Dunque il Volapük per quanto sia una lingua artificiale sfigata, è degno di nota, memorabile, per questa sua presunta investitura celeste che mostra, in modo quasi paradigmatico, come l'uomo sia sempre lo stesso, in politica come in linguistica.

Matteo R.

L'enorme edizione in Volapük di Wikipedia, qui.
Grammatica del Volapük, qui.

4 commenti:

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